Teatro

'70/30' e il futuro del teatro italiano al Biondo di Palermo

'70/30' e il futuro del teatro italiano al Biondo di Palermo

Astri nascenti del teatro e giovani promesse under 30, superata un'ardua selezione, calcheranno il palcoscenico del Teatro Biondo di Palermo il prossimo mese di ottobre, per la rassegna 70/30 - Il teatro che verrà, un'entusiasmante incursione tra le migliori novità del panorama teatrale italiano.

Produrre e portare concretamente in scena un lavoro teatrale resta in Italia uno tra i momenti più critici per le compagnie di recente formazione o i singoli performer che intendano far conoscere le proprie idee, così da affacciarsi al complesso mondo del professionismo, e rappresenta spesso la soglia di non ritorno per molte valide opere destinate a non vedere mai la luce: forte di questa consapevolezza, la dirigenza del Teatro Biondo di Palermo si è fatta promotrice di una lodevole iniziativa, finalizzata all’allestimento della rassegna 70/30-Il teatro che verrà, una summa delle iniziative teatrali di valore in corso sui palcoscenici italiani, con sei diversi cast ed altrettanti allestimenti originali, spesso recenti vincitori di importanti riconoscimenti di settore, impegnati a contendersi la ribalta del Biondo, nella prestigiosa Sala Strehler, dall’1 al 27 ottobre p. v.

I sei gruppi in cartellone, scelti tra gli oltre 150 aderenti al bando di partecipazione, potranno usufruire di tutti i servizi tecnici connessi all’utilizzo del palcoscenico e alla comunicazione, godendo per intero dell’incasso, al netto delle spese Siae; agevolazioni indispensabili per offrire una chance concreta ai talenti emergenti, coinvolti in un progetto doveroso -come sottolinea il Direttore artistico del Biondo Roberto Giambrone- per un ente che si sforzi «di ottemperare ancora una volta al suo ruolo di servizio pubblico teatrale».

Gli spettacoli, notevoli per la rilevanza delle tematiche affrontate e la maturità delle scelte espressive assunte, convergono su alcuni contenuti di dolorosa attualità, da condividere con urgenza con il pubblico: preoccupazioni e assilli materiali, cattivo uso del tempo, nevrosi che ci avvelenano la vita, in un contesto sociale desolato, caratterizzato dal tramonto dei valori forti e da un abbrutimento cui nulla o nessuno sembra poter sfuggire.

I primi due spettacoli in programma si concentrano sull’impossibilità di coltivare sogni e speranze: l’1 e il 2 ottobre alle 21, con Sempre domenica del Collettivo Controcanto di Roma e la regia di Clara Sancricca, sarà di scena il problema del lavoro, che con i suoi obblighi stringenti e sempre più onerosi schiaccia e aliena l’uomo, trasformandosi da strumento per vivere a condanna a vita. Compongono il cast Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella ed Emanuele Pilonero. Si prosegue il 5 e 6 ottobre alle 21 con Fabrizio di Manuel Capraro, pièce che prevede un unico protagonista a fare da mattatore sulla scena, qui interpretato da Giacomo Liliù della Compagnia Gli Artimanti. Un monologo coinvolgente che racconta la storia infelice di una disillusione, in un mondo da cui sono scomparsi i sentimenti più nobili e puri e ci si può confortare solo con brevi ed estemporanei surrogati della felicità.

Emozioni dirompenti ci attendono con il terzo spettacolo, l’8 ottobre alle 17.30 e il 9 alle 21, con il Collettivo Sch. Lab. alla prova in Fäk Fek Fik- Le tre giovani, lavoro primo classificato al Roma Fringe Festival, libera rivisitazione di un pezzo celebre del tormentato drammaturgo austriaco Werner Schwab. Stavolta l’ossessione intorno cui ruota la tragica esperienza delle tre protagoniste è quella di sbarcare il lunario, sopravvivere letteralmente alla fame ed emanciparsi da un passato di sopraffazioni. Ma violenza e degrado sembrano avere la meglio, lasciando purtroppo poche illusioni di rapido cambiamento a chi è impegnato nella lotta contro  oppressioni vecchie e nuove.

Sono invece di casa i fantasmi interiori il 15 e 16 ottobre alle 21 con Caterina, dramma di e con Gabriele Cicirello, palermitano come l’altra interprete in scena, Simona Sciarabba; l’altro autore e regista è invece Manuel Mannino. Argomento in oggetto, il solito problema della femme fatale, motivo di struggente desiderio -e insieme, di angosciosa sofferenza- per un artista bloccato nell’ispirazione proprio dal pensiero inamovibile per una donna sempre invocata, di cui nulla di concreto è dato sapere.

In Tre ombre, che sarà rappresentato il 22 e 23 ottobre alle 21, assisteremo alle coreografie ed interpretazioni dei palermitani Federico Aloisio, Federica Marullo e Gisella Vitrano: arte drammaturgica e coreutica si fonderanno per rappresentare, con l’ausilio di alcune lenzuola che sul palco segnano il confine tra luce ed ombra, un ondivago percorso interiore, tra propositi, intendimenti e frequenti mancate realizzazioni degli stessi. Da qui un appassionante bilancio di vita ed una riflessione su tutto quello che sarebbe potuto essere e non è stato.

A suggello della rassegna, un’altra opera a tinte forti: Un tram che si chiama desiderio, un classico teatrale -e poi cinematografico- composto da Tennesse Williams nel 1947, che concluderà il repertorio il 26 e 27 ottobre alle 21, con la messa in scena della Compagnia Fogli Bianchi di Milano, regia e interpretazione di Dalila Reas, Davide Casarin, Viola Lucio e Giacomo Vigentini, un gruppo ben assortito di giovani appena diplomati all’Accademia Paolo Grassi di Milano. Quasi un saggio di bravura in cui questi giovani attori, attraverso l’arte scenica e suggestive scelte di regia, saranno chiamati a far emergere tensioni e conflitti al centro del dramma, per poi misurarsi al meglio con le difficoltà poste dai caratteri impegnativi, dalle innumerevoli  e contraddittorie sfaccettature, dei celeberrimi personaggi di questa storia.

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